Alta Savoia Ice climbing

ALTA SAVOIA

FER A' CHEVAL

Quando i giochi si fanno davvero duri.


“Paradossalmente rinomato e misconosciuto, il circo del Fer à cheval fa indubbiamente parte dei siti top a livello mondiale. Grandi pareti, concentrazione di cascate difficili e spettacolari, condizioni  sovente capricciose, ascensioni da leggenda: tutti questi elementi conferiscono a questo luogo il rango di mito.” (F. Damilano in Cascade de glace du Mont Blanc au Leman)

Il Fer à cheval è punto di riferimento per la disciplina della scalata su ghiaccio di cascata: qui per alcuni decenni ogni prima ascensione ha segnato una tappa nell’evoluzione dell’arrampicata su cascata di ghiaccio.

Il nome la dice lunga sulla morfologia del luogo: un enorme, gigantesco anfiteatro, con 2.000 metri di dislivello dal fondo valle alle creste delle cime; decine di cascate (di flusso, presenti tutto l’anno) con nomi già noti e dati dagli abitanti della valle. 

Austero, a volte tetro, impressionante per le dimensioni e la verticalità é un luogo che ha fatto paura e che deve continuare a farla anche oggi (incidenti gravi per crolli e valanghe anche negli ultimi anni).

Un’ascensione dimenticata

Il primo ad affrontare una salita al Fer fu Jaques Emery nel 1976 (?!!) con la cascata di “Pissevache”: si tratta di un odierno grado 6 alto 400m. Piccozze lunghe da alpinismo, ramponi da misto a laccetti, chiodi a “cavatappi” ed una grande motivazione furono le uniche armi che portarono al successo, al secondo tentativo, su una muraglia che ancora oggi conta poche ripetizioni.

Qualche altra grande cascata di ghiaccio era stata salita, basti pensare alla “Bridalveil fall” di Jeff Lowe in Colorado salita il 4 gennaio del ‘74 e oggi valutata 5/5+ oppure l’”Overdose”, la Grande cascade nel Cirque du Gavarnie di Dominique Julien sempre 5+, ma a differenza di queste due, la salita di Pissevache passa inosservata, così come altre due grandi prime ascensioni di Jaques Emery, la Citerne 300m 5 (salita in successione a Pissevache) e la Folly de Gauche 300m 6; quindi il Fer rimane dimenticato sino agli anni ’90.

Visita al Fer

Le cascate sono davvero impressionanti! I racconti non erano esagerati.


L’inverno 2006 è forse stato per noi il momento di massima forma, fisica e mentale da quando abbiamo cominciato la salita dei flussi ghiacciati. Dopo quasi vent’anni di attività su ghiaccio, dopo aver visitato i grandi “templi” mondiali della scalata su ghiaccio (Canada, Colorado, Pirenei, Brianconnais, Oberland...), salito molte cascate di alta difficoltà, esplorato difficili colate di ghiaccio nelle Alpi Centrali, decidiamo che é giunto il momento di fare visita a questo posto, di cui non si trovavano -ai tempi- informazioni scritte, di cui non sapevamo nulla, se non che si trova in Alta Savoia (Francia).

Negli anni ‘90 circolava ogni tanto sulle riviste specializzate una pubblicità della Petzl: una colonna mozzafiato per bellezza e dimensioni su cui spiccava in bella posa uno scalatore con giacca arancione. Thierry Renault sulla “Dame du lac”, Alta Savoia. Così recitava la didascalia. Quell’immagine ha ispirato inverni interi passati alla ricerca di una linea altrettanto fantastica.

Dai pochi racconti di chi aveva visitato il “Fer” pur senza arrampicarci avevamo cominciato a pensare che dovesse trovarsi là anche la mitica Dame.

Partiamo quindi con la speranza di trovare il luogo dei sogni, il mitico “Eldorado” di ghiaccio dei racconti, capace di stupirci ancora una volta dopo tanto tempo passato a tritare ghiaccio.

Arrestiamo l’auto al termine della strada, all’ingresso del “tempio” di ghiaccio. La visione è terrificante: “ma siamo proprio sicuri di voler salire una di quelle cose lì?” Vedremo. Nessuna costrizione, andiamo a vedere!

Primo incontro

Primo incontro

Andiamo a toccare con mano.


Non abbiamo relazioni, le colate, numerose, sono una più spettacolare dell’altra, quindi andiamo a vista anche per l’avvicinamento, in questo enorme spazio modellato da roccia e ghiaccio.

Le ciaspole si rivelano utili nella piana iniziale, fin quando, entrati nel letto di un torrente, la pendenza comincia a crescere e le abbandoniamo.

Cominciano a susseguirsi alcuni salti di ghiaccio non difficili che saliamo non legati procedendo assieme.

Arriviamo alla base di un salto meraviglioso di ghiaccio che cade nel vuoto con un susseguirsi di colonne e “meduse” giganti. Valutiamo che saranno almeno tre lunghezze.

L’ora ormai tarda, la pienezza data da quello che abbiamo visto ci porta a salire ancora un solo tiro di corda. La macchina fotografica non smette di scattare, gli occhi sono increduli che possano esistere strutture sospese tanto grandi e mentre cominciamo la discesa la mente inebriata sogna già la prossima visita.

La seconda conquista

Per tutti gli anni ‘80 (l’inizio dell’epoca d’oro delle salite su cascata) il Fer resta completamente dimenticato.

Claude Gardien (direttore dello storico periodico di montagna Vertical) é uno dei primi a visitare il Fer d’inverno, ma senza scalarvi: giudica le salite troppo difficili e non ha nessuna intenzione di provare a salire una cascata in quel posto. Successivamente decide di far conoscere il luogo a giovani scalatori di talento quali Francois Damilano e Thierry Renault reduci di alcune recenti grandi salite di alta difficoltà fatte alla “Tete de Gramusat” (Briancon)

Il 29 dicembre 1991 Damilano raggiunge, in moto (!!!!) da Grenoble, Gardien al Fer; partono al buio dal parcheggio e vi fanno ritorno al buio, la sera. Salgono così la Folly di destra (V, 6, 300m), senza mai vederla da lontano, Arriva la luce solo quando sono già sul muro di ghiaccio. Damilano avrà modo di conoscerla nella sua visione d’insieme solo durante visite successive!

Arriva il turno, qualche giorno dopo, di Thierry Renault e della Folly di sinistra, ancora 300m, ancora un grado 6. Da qui la linea della Lyre é fantastica, ripida, difficile ed entra nella testa di Thierry, sino alla settimana successiva quando Renault da un lato del Fer e Damilano dall’altro si trovano, quasi in un duello, a spingere un po’ più in là il limite: nascono così la Lyre (500m) e la Massue (140m), i primi gradi 7 su ghiaccio al mondo.

Secondo incontro

 

 


Cerchiamo notizie in rete. Finalmente in un forum francese troviamo un riferimento ad un blog di un local che racconta la ripetizione della Dame du Lac in quei giorni, ci risponde che la cascata è in ottime condizioni e si trova a Montriond (una quarantina di chilometri dal Fer!!!).

Sono passate due settimane e finalmente riusciamo a trovare due giorni liberi per tornare.

Il primo giorno lo passiamo al Fer salendo la grandiosa Folly de droite: un’avventura durata l’intera giornata che ci ha condotto come mai prima dentro al “pianeta di ghiaccio”.

Il secondo giorno ci trasferiamo a Montriond e finalmente eccola la bella Dama: una lunghezza semplice porta alla base del primo di tre tiri completamente verticali, con grandi strapiombi da superare in corrispondenza di “meduse” gigantesche.

Oggi però è un’altra storia rispetto a ieri: le piccozze si incastrano facilmente, entrano senza sbagliare un colpo, i ramponi trovano al volo anche le più piccole asperità e la salita avviene in uno stato di grazia che non avevamo mai provato, così diverso dalla battaglia vera e propria del giorno precedente; è così che purtroppo dopo un’ora e mezza soltanto dalla partenza siamo in cima alla più elegante formazione di ghiaccio che abbia mai visto.

La difficoltà e la bellezza

Considerazioni


E' da molto tempo che pensavamo di raccontare del Fér à cheval. Sentimenti contrastanti ci hanno fermato dal farlo per molto tempo.

Soprattutto dopo alcui incidenti occorsi a bravissimi scalatori ci siamo chiesti più volte se non fosse il caso di non pubblicare niente.

Poi però hanno prevalso queste due considerazioni: siamo convinti che la storia del Fer à cheval sia qualcosa che merita di essere tramandato e conosciuto e che la Dame du Lac sia semplicemente così bella da infondere sentimenti di gratitudine verso la Natura.

Consapevolezza che questo gioco è frutto di un passato recente che non va dimenticato e riconoscenza verso la bellezza e la meraviglia della Natura: da ciò, la condivisione di queste parole e di queste immagini.